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Strumenti Musicali dell'India

Rabab

In arabo col termine rebab si indica uno strumento ad arco; in effetti le due insenature a mezza luna che caratterizzano la forma della cassa armonica del Rabab suggeriscono che solo in seguito sia stato riconvertito in uno strumento a pizzico diretto. La cassa di risonanza è ottenuta da un unico blocco di legno di teak, palissandro o deodar incavo. La lunghezza totale dello strumento è di circa un metro. La cassa di risonanza è di forma rotonda e ha un diametro di circa trenta centimetri, chiusa da una membrana di pelle caprina che funge da piano armonico sulla quale poggia il ponticello. La forma del ponte è di carattere tipicamente indiano, piatta e larga, fatto di legno, viene fissato sul piano armonico, sopra il quale poggiano tutte e sei le corde. Con due ottave e mezzo di estensione, Il Rabab monta corde di budello che vengono pizzicate con un plettro fatto di noce di cocco, di ebano o osso, le quali, non essendo capaci di restituire un suono corposo e duraturo, rendono lo strumento più adatto ad elaborazioni ritmiche che ad un’esposizione lenta con note lunghe e sostenute, caratteristica della sezione introduttiva della musica classica indiana. Il manico in legno, è lunga circa quarantacinque centimetri e si assottiglia modellandosi nella paletta che di solito è decorata e presenta gli inserti delle chiavette a vista. Probabilmente il Rabab fu introdotto in India intorno al quattordicesimo secolo e rimase, insieme alla Rudra Vīṇā, lo strumento a corde più popolare sia fuori che dentro le corti fino al diciottesimo secolo. I discendenti di Tansen, musicisti che mantennero lo stile canonizzato vivo anche diversi secoli dopo la morte del fondatore della scuola, si chiamavano rabābiya per distinguersi dai discendenti della figlia di Tansen, che erano conosciuti come beenkar. L’insegnamento dello strumento era confinato solo alla ristretta cerchia famigliare del Seniya Gharānā. Con l'emergere del Suraśṛṁgāra e del Surabahār all'inizio del diciannovesimo secolo e soprattutto attraverso la popolarizzazione del Sarod e del Sitār nel ventesimo secolo, il Rabab e la Rudra Vīṇā, ormai da considerare a rischio d’estinzione, furono lentamente abbandonati.

Nella storia dei rabābiya più significativi vengono ricordati:

  • Pyar Khān(discendente diretto di Tansen

  • Jaffar Khān (discendente diretto di Tansen

  • Basat Khān (discendente diretto di Tansen)

  • Sadiq Ali Khān

  • Bahadur Sen Khān

  • Muhammad Ali Khān (l'ultimo appartenente alla Seniya Gharānā)

  • Allauddin Khān (leggendario maestro di Ravi Shankar, Ali Akbar Khān, Annapurna Devi, Nikhil Banerjee, etc.)

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