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Strumenti Musicali dell'India

Rudra Vina

Il nome Rudra Vīṇā, scritto spesso Rudra Veena, appare per la prima volta nel Saṃgīta Makaranda di Nārada tra il quattordicesimo ed il quindicesimo secolo e si suppone che sia una derivazione della Kinnarī Vīṇā. Le principali differenze tra la Kinnarī Vīṇā e la Rudra Vīṇā si trovano sia nel numero di zucche o casse armoniche usate, che nella disposizione e nel numero dei tasti presenti. La Kinnarī Vīṇā ha infatti tre zucche: scegliendo di piazzare solo due zucche laterali si è creato lo spazio per il corpo dello strumentista, andando a creare così una simbiosi fisica e psichica tra strumento e musicista abbastanza unica. Rispetto alla Kinnarī Vīṇā vengono aggiunti dei tasti nella Rudra Vīṇā in modo da averne uno per ogni semitono, così da poter eseguire più facilmente tutti i Rāga. Il nome Rudra Vīṇā potrebbe essere stato coniato intorno al quindicesimo secolo e secondo il Prof. Lal Mani Mishra*, i dodici tasti di un'ottava andavano a rappresentare gli undici aspetti del divino Rudra, più un Mahā Rudra, quell’aspetto supremo del divino che racchiude gli altri undici, assumendo così la forma che conosciamo noi oggi, già verso l'inizio del periodo Moghul.

La Rudra Vīṇā si è adattata allo stile del canto di Dhrupad e molti grandi dhrupadīya erano anche degli ottimi suonatori di Rudra Vīṇā, dato che spesso veniva suonata come accompagnamento al canto. A differenza di altri strumenti che hanno visto un ruolo da solista solo negli ultimi decenni, la Rudra Vīṇā si è affermata da subito come strumento in grado di produrre tutte le sfumature più sottili e gli intricati abbellimenti della musica vocale.

Zia Mohiuddin Dagar di Udaipur, uno dei due suonatori di Rudra Vīṇā più importanti del secolo scorso, ha apportato alcuni cambiamenti importanti sia nella struttura dello strumento, con l'aiuto del maestro di liuteria Kanhai Lal di Calcutta, sia nelle tecniche di esecuzione, cambiando la posizione seduta e posizionando la Vīṇā in obliquo invece che nella posizione verticale tradizionale. Suo figlio, Bahauddin Dagar e tanti altri discepoli indiani ed occidentali continuano la trasmissione di questo stile definito per l’appunto dagar style o dagar bani.

L’āsana tradizionale da mantenere mentre si suona la Rudra Vīṇā è chiamata vajrāsana, ma Zia Mohiuddin Dagar era solito sedere in sukhāsana.

L’altro grande suonatore di Rudra Vīṇā, Asad Ali Khān, possedeva uno strumento costruito da un maestro di liuteria di Calcutta di nome Shiv Ram. Asad Ali Khān utilizzava la vajrāsana e aveva uno stile molto più grintoso rispetto a Zia Mohiuddin Dagar che invece ha sviluppato molto di più l’aspetto contemplativo attraverso la perfezione dei movimenti tra note e microtoni. Come si dice in India è inutile discutere su quale fiore sia il più bello o profumato.

Per suonare la Vīṇā, sulla mano destra vengono indossati due plettri detti mizrab, uno sull'indice e uno sul medio, mentre le corde dei cikārī vengono stimolate con l’unghia del mignolo.

La Vīṇā è costituita da un manico sul quale viene montata il manico, due grosse zucche che fungono da risonatori, sette chiavi per le corde e tre ponti. La cui lunghezza dello strumento può arrivare a un metro e 20 centimetri, e le due grosse zucche mediamente a trentasei centimetri di diametro. In precedenza il manico era fatto di bambù, ma ogni due anni, indicativamente, doveva essere cambiato. Per questo il bambù è stato sostituito dal legno di teak, che garantisce una vita più lunga e un timbro migliore allo strumento.

I ventidue tasti di legno che terminano con delle lastrine in ottone vengono fissati sul manico e resi immobili con l'aiuto di lacci e di una cera preparata appositamente dai liutai.

La Rudra Vīṇā ha sette corde in tutto, di cui quattro sono le corde principali. Le altre tre corde, di cui due sul lato destro e una sul lato sinistro, hanno funzione ritmica e di bordone. Le quattro corde principali passano sopra il ponte principale chiamato Meru. Le altre tre corde, due a destra e una a sinistra, sono montate su due ponticelli laterali, uno su ciascun lato.

La Vīṇā è uno strumento raro, quasi sull'orlo dell'estinzione. Non è facile acquistare una Vīṇā nuova perché sono rimasti pochissimi artigiani che continuano questa tradizione e i tempi di costruzione arrivano tranquillamente a dilatarsi sino ai dodici mesi.

 

*Il Prof. Lal Mani Mishra (1924 -1979) fu un emerito studioso e polistrumentista, Direttore della Faculty of Performing Arts della Benares Hindu University. Ha scritto vari testi sulla musica indiana e fu un musicista molto apprezzato sulla Vichitra Vīṇā, sul Sitar e sul Surbahar. Vista la scarsità di musicisti specializzati su questo strumento, divenne assieme a Gopal Krishan (1926-2004) un punto di riferimento per quanto riguarda le tecniche, le dimensioni e il setting dello strumento e delle corde. Vedi più avanti il paragrafo dedicato alla Vichitra Vīṇā

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