top of page

Strumenti Musicali dell'India

Santur

Il Sanṭūr (inglesizzato santoor) è un salterio che ha fatto il suo ingresso nella musica classica indiana solo di recente e viene considerato uno degli sviluppi più importanti del ventesimo secolo. In generale il salterio è presente in molte tradizioni musicali euroasiatiche dalla Cina all'Ungheria, dalla Romania alla Grecia, dall'Iran all’India. Il principio base di produzione del suono nel salterio è stato applicato successivamente nella realizzazione del clavicembalo e del pianoforte, in cui le corde vengono colpite da martelletti meccanici.

Anche se il Kashmir è stato invaso e stravolto così tante volte che molto, se non tutto, delle scienze antiche e della cultura tradizionale è stato distrutto[1], è sopravvissuto un particolare stile di canto del Kashmir, chiamato sūphiyānā kalāma[2], in cui il Sanṭūr viene suonato insieme ad altri strumenti come il sāz, il rabāb, il sehtār, il tumbakanari e il ghatā. La sūphiyānā kalāma presenta un sistema didattico specifico sia per l’apprendimento del canto che per l’esercitazione sugli strumenti musicali e le scale di riferimento dette muqam assomigliano molto ai Rāga della musica indiana. Colui che suona il Sanṭūr è il leader del gruppo e utilizza lo strumento mentre canta, rendendolo fondamentalmente uno strumento d’accompagnamento, anche se occasionalmente viene suonato anche come strumento solista. Il sūphiyānā kalāma ki sanṭūr[3], presenta cento corde che si estendono su venticinque ponti, ognuno dei quali ospita quattro corde per ogni nota, due delle quali sono di acciaio armonico e vengono accordate su un'ottava superiore rispetto alle altre due di rame o bronzo che vengono armonizzate sull'ottava inferiore, dove il primo gruppo di quattro corde viene accordato sulla tonica centrale salendo gradualmente sino alla quinta dell'ottava superiore, raggiungendo così un intervallo di un’ottava e mezzo. Sebbene la struttura di base rimanga la stessa, i vari modelli di Sanṭūr adattati per la musica classica indiana differiscono da quello tradizionale della sūphiyānā kalāma, ad esempio nei modelli sviluppati recentemente il numero di corde può oscillare da ottanta a cento, mentre il numero di ponticelli è stato aumentato a ventinove, trentuno e talvolta anche quarantatré, variando di conseguenza il numero di corde distese su ciascun ponte. Alcuni ponticelli infatti hanno tre corde e alcuni ne hanno due e nell'ottava inferiore dove vengono utilizzate delle corde più spesse, alcuni artisti preferiscono distendere una sola corda per ponticello. Il piano armonico del Sanṭūr è in legno di gelso, noce o palissandro mentre gli assi laterali vengono realizzati in legno di pino, noce o addirittura, per gli strumenti di bassa qualità, di compensato. I ponti sono in palissandro e sulla parte superiore venivano fissati in passato piccoli listelli di avorio, corno di cervo o osso che fungevano da javarī, mentre oggigiorno, vista l’illegalità del commercio di questi materiali, vengono utilizzati osso, plastica e metallo. Le corde vengono fissate su una cordiera in metallo montata lateralmente e dopo essere state distese vengono legate ai pioli in ferro per l’accordatura che si trovano sul lato diametralmente opposto e vengono accordate con l'aiuto di una chiave particolare e specifica per i pioli del Sanṭūr. Per le bacchette vengono utilizzati soprattutto legno di palissandro o legno di gelso e nei Sanṭūr moderni sono più pesanti di quelle usate nella sūphiyānā kalāma. La maggior parte degli artisti preferisce tenere lo strumento in grembo anziché su un supporto triangolare in legno della tradizione casimira. In questo modo la risonanza dello strumento viene ridotta intenzionalmente, il che aiuta il musicista a produrre note più distinte tra loro, specialmente durante la riproduzione rapida delle note. Il Sanṭūr è probabilmente l’unico cordofono indiano in grado di produrre solamente staccato e non si presta a quelle tecniche fondamentali per la musica indiana come ad esempio il glissando, per questo motivo i puristi non apprezzano “l'intrusione” di questo strumento nel dominio tradizionale della musica classica. Gli strumentisti di Sanṭūr sono piuttosto consapevoli di queste critiche e hanno affrontato il problema introducendo progressivamente modifiche sullo strumento o nella tecnica esecutiva.

Shiv Kumar Sharma ha sia il merito di aver introdotto il Sanṭūr sui palchi della musica classica indiana che quello di aver contribuito alla diffusione internazionale sia dello strumento che dell’arte musicale in questione. Suo padre Umadatta Sharma fu un cantante e discepolo di Bade Ramdasji di Benares Gharānā [4]. Grazie agli insegnamenti orientati contemporaneamente sia sul canto che sui tablā, Shiv Kumar Sharma è diventato un musicista estremamente preparato e trovando inizialmente lo strumento piuttosto inadatto allo stile classico, per ottenere un timbro migliore, ne aumentò le dimensioni, sperimentò su varie tipologie di legno arrivando infine a preferire il noce. Sostituì il materiale e lo spessore delle corde diminuendone il numero totale, montando solo tre corde sui ponticelli per l'ottava centrale e superiore, mentre per l'ottava inferiore preferì infine solo due corde per ponte. Il Sanṭūr di Shiv Kumar Sharma ha un totale di trentuno ponti con un totale di ottantasette corde. Per rendere il glissando e le note lunghe, ha introdusse la tecnica del tremolo.

Un altro attore principale da dover menzionare obbligatoriamente è  Bhajan Sopori, famoso suonatore di Sanṭūr del Kashmir che risiede a New Delhi. Il suo strumento e il suo modo di suonare, influenzato dallo stile sūphiyānā, sono molto diversi da quelli di Shiv Kumar Sharma. Il suo primo Sanṭūr fu creato dal famoso liutaio Ghulam Mohammad Zaz di Shrinagar intorno al 1955, in seguito utilizzò uno strumento realizzato da Rikkhi Ram & Sons di New Delhi e nel percorso di sviluppo del suo Sanṭūr aggiunse dodici simpatetiche e tre corde per i cikārī. Inoltre nello stile diffuso da Bhajan Sopori si poggia metà dello strumento in grembo e viene utilizzato una zucca sia come risonatore che per sostenere e mantenere l'altra estremità del Sanṭūr alla stessa altezza.

Tra gli altri esponenti di questo strumento menzioniamo:

  • Om Prakash Chaurasia

  • Ulhas Bapat

  • Tarun Bhattacharya

  • Satish Vyas

  • Rahul Sharma

  • Shaukat Ahmed

  • Abhay Rustam Sopori

  • Charukeshi Shahaney

 

[1] Basti pensare alle scuole esoteriche del Shivaismo del Kashmir che, pur avendo recuperato i testi chiave di questa tradizione, ha subito un’interruzione della catena iniziatica, rendendo qualsiasi tentativo di recupero un inutile speculazione.

[2] Nata grazie allo scambio culturale avvenuto nel quattordiesimo e quindiesimo secolo dopo l'arrivo dalla Persia dell'Islam e del sufismo, questa antica forma musicale fonde assieme elementi delle tradizioni tradizionali mediorientali, centroasiatiche, persiane e indostane, utilizzando come base gli strumenti e la musica tradizionale del Kashmir.

[3] Il Saṃtūra utilizzato nella sūphiyānā kalāma.

[4] Bade Ramdas Mishra fu un leggendario cantante e insegnante di musica, conosciuto come " Banaras ki Gayanacharya". È stato uno dei mentori più importanti del secolo scorso della Benares Gharānā nella musica vocale formando i suoi nipoti e discepoli, Hanuman Prasad Mishra e Gopal Mishra, ed in seguito i pronipoti Rajan e Sajan Mishra. Tra i vari musicisti esterni al nucleo familiare che hanno ricevuto insegnamenti da Bade Ramdas Mishra bisogna sicuramente citare Sidhheshwari Devi, Mahadev Prasad Mishra e per l’appunto Umadatta Sharma padre di Shivkumar Sharma.

Vuoi imparare a suonare il Santoor?

IMPARA LE TECNICHE PRINCIPALI DELLA MUSICA INDIANA CON UN METODO SEMPLICE E PERSONALIZZATO!

Le mie lezioni di musica online sono il modo perfetto sia per imparare a cantare, o migliorare le tecniche vocali già acquisite, oppure per cominciare a  suonare il tuo strumento preferito o progredire nel tuo percorso musicale attraverso un metodo di insegnamento alternativo alla didattica occidentale. 

lezione gratuita.jpg

FREE

Inizia il tuo viaggio musicale con una lezione di musica gratuita introduttiva di un ora senza impegni

pacchetto di 10 ore di lezione.jpg

199

Acquisisci competenze di base con il pacchetto di lezioni di musica di 10 ore

+1 ora Gratis

16 ore di lezione.png

349

20 ore di lezioni di musica avanzate per migliorare le tue abilità e apprendere nuove tecniche.

L'obiettivo dei miei corsi di musica classica indiana è insegnarti le basi di questa meravigliosa forma d'arte. Imparerai a conoscere i vari Raga, o scale modali, i Tala o cicli ritmici, e le tecniche vocali e strumentali utilizzate per l'improvvisazione nella musica classica indiana.

Cosa rende distintivo il mio approccio all'insegnamento del Santur?

Il mio sistema di insegnamento è ovviamente unico e differente dagli altri e penso che imparare la musica seguendo l'approccio tradizionale indiano, sia il metodo più efficace a prescindere dal genere: pop, jazz, world fusion, elettronica, qualsiasi sia lo stile musicale che ti interessa, ti garantisco che grazie alla prospettiva indiana, avrai una marcia in più rispetto a tutti gli altri musicisti. 

Cosa imparerai?

Durante le mie lezioni utilizzo una varietà di tecniche ed esercizi per imparare ad improvvisare e comporre. Ciò che imparerai nei miei corsi di musica classica indiana si baserà sui concetti di scala modale e ciclo ritmico, ovvero Raga e Tala. Apprenderai inoltre le tecniche vocali e strumentali che pur basandosi sulla teoria musicale indiana, trovano applicazione anche al sistema musicale occidentale.

A chi sono rivolti i miei corsi?

I miei corsi sono rivolti in primis a tutti coloro che vogliono imparare a suonare la musica classica indiana e per iniziare non sono necessarie conoscenze o esperienze precedenti. Mi rivolgo inoltre a tutti i musicisti di tutti i livelli, principianti, intermedi e avanzati, proponendo del materiale di studio diverso dai soliti standard occidentali. 

Non vedo l'ora di conoscerti

la prima lezione è gratuita!

bottom of page