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Strumenti Musicali dell'India

Sarangi

Nella musica folk e tribale di diverse regioni dell’India si trovano vari tipi di strumenti ad arco con una tradizione molto variegata. Nella tradizione del Rajasthan sono presenti più di dieci tipi di Sāraṅgī, scritto spesso Sarangi, come ad esempio la jogiya sāraṅgī , la sindhi sāraṅgī , la dhani sāraṅgī , la gujaratan sāraṅgī , la pyaledar sāraṅgī , la dhadya sāraṅgī, ecc. Si trovano molti riferimenti tra i testi di vari poeti del quattordicesimo e quindicesimo secolo, i quali evidenziano che le Sāraṅgī avevano acquisito un posto molto importante nella musica devozionale e folk. Nei versi estatici della bhakti la Sāraṅgī viene menzionata insieme ad altri strumenti folk, per lo più idiofoni, che non rientravano nella categoria elitaria della musica classica. Come si è già potuto notare nei paragrafi precedenti, in passato era presente una certa rigidità, dettata da restrizioni tradizionali, riguardo l’insegnamento di certi strumenti musicali. La Sarangi fu utilizzata per l’accompagnamento alla musica devozionale, insieme a vari altri strumenti folk e l'apparizione sulla scena classica avvenne più tardi, probabilmente a cavallo tra la fine del diciassettesimo secolo e l’inizio del diciottesimo. Solo grazie al processo di democratizzazione della musica, appoggiato probabilmente da elementi culturali e necessità geopolitiche occidentali, vennero introdotti concetti contrari alle strutture tradizionali, come ad esempio quello di “parità” e “uguaglianza” tra strumenti musicali. Di fatto, dal secondo dopo guerra in avanti si avranno tantissimi casi in cui uno strumento considerato folk, spesso con una forte identità regionale, diventi improvvisamente uno strumento in grado di presentare i Rāga sul palco, un po’ come se dagli anni cinquanta in poi le launeddas si fossero imposte sui palchi della musica classica occidentale, rubando la scena al pianoforte o al violino. La Sāraṅgī è uno strumento ad arco fretless molto antico ottenuto da un unico pezzo di legno scavato e con il piano armonico realizzato in pelle che sostiene un ponticello che ospita sia le corde principali in budello che quelle di risonanza in metallo. Pur nascendo come strumento folk, si trova oggi ad essere uno degli strumenti principali sia per l’accompagnamento della voce che per l’accompagnamento delle percussioni nei concerti solistici, vantando inoltre una presenza considerevole come strumento solista, di fatto, secondo un parere diffuso, la Sāraṅgī è lo strumento che si avvicina di più alle qualità timbriche della voce umana. I nostri riferimenti testuali suggeriscono che in India tra il settimo e il quindicesimo secolo prevalsero due tipi di strumenti ad arco: uno era come la Sarangi, con la cassa armonica posizionata in verticale ed il piano armonico perpendicolare al terreno, e l'altro simile al moderno Ravanastra, Ravanahatha o Ravanhastha Vīṇā, presente in Nepal, in India (è un’icona della musica folk del Rajasthan) e Sri Lanka, con il piano armonico rivolto verso il cielo. Come la popolarità dello stile dhrupad cominciò a diminuire a favore dello stile khayal, si avvertì la necessità di un nuovo strumento d’accompagnamento. Precedentemente, lo stile dhrupad veniva accompagnato dalla Vīṇā, ma questa non era adatta ad accompagnare lo stile khayal. Così, coi favori dell’universo dell’hindustāni saṃgīta, le Sāraṅgī godettero per quasi due secoli del fatto di essere l'unico strumento a corde adatto all'accompagnamento vocale, tanto da divenire indispensabile quanto il tampura o i tabla. Per questo i suonatori di Sāraṅgī vantano una formazione musicale estremamente vasta, potendo assorbire la conoscenza direttamente da cantanti e percussionisti dei generi dhrupad, khayal, thumri, tappa, ghazal etc. Alcuni famosi cantanti, ad esempio, Abdul Karim Khān, Bade Ghulam Ali Khān e Amir Khān vennero istruiti inizialmente a suonare la Sāraṅgī e in seguito hanno preso la via della musica vocale.

 

 

Alcuni grandi nomi di strumentisti di Sāraṅgī:

  •  Mamman Khān

  • Bundu Khān

  • Abdul Aziz Khān

  • Ashique Hussain

  • Abdul Majid Khān

  • Bade Sabir Khān

  • Ahamadi Khān

  • Gopal Mishra

  • Hanuman Prasad Misra

  • Sagiruddin Khān

  • Sabri Khān

  • Sultan Khān

  • Abdul Lateef Khān

  • Inder Lal Dhandra

  • Bharata Muni Bhushan Goswami

 

Come accennato all’inizio lo strumento viene ottenuto scavando un unico blocco di legno, solitamente palissandro o teak, con una lunghezza che varia tra i sessanta e i settanta centimetri, una larghezza di circa quindici centimetri ed uno spessore di dieci centimetri. La forma del corpo della Sāraṅgī è abbastanza irregolare, la cassa acustica presenta come piano armonico una pelle di origine caprina incollata lungo il bordo, sulla quale poggia il ponte sostenuto da una cintura di pelle, inchiodata sui lati della cassa, che deve sopportare la pressione di trentacinque corde e più. Inseriti sul lato destro ci sono tre file di chiavette in legno per le corde di risonanza e nella parte superiore si trovano le chiavette per le tre corde principali in budello, più un altro set di chiavette per le corde simpatetiche posizionate perpendicolarmente rispetto a tutte le altre. L'accordatura delle corde simpatiche si può descrivere nel modo seguente: le undici o dodici corde di risonanza presenti nella parte superiore del corpo sono accordate sul Rāga da suonare, le quindici chiavette del lato sinistro sono accordate sulla scala cromatica, il resto delle nove corde simpatetiche vengono accordate sulle note principali del Rāga da suonare, come vadi, samvadi[1] etc., secondo la scelta del musicista. L'artista siede a gambe incrociate sul pavimento e tiene lo strumento davanti al petto, utilizza principalmente tre dita della mano sinistra in un modo abbastanza unico: infatti, a differenza degli altri strumenti ad arco, il suono è prodotto dal contatto della corda non avviene sulle punte delle dita ma bensì sulla radice delle unghie delle dita.

 

[1] Ciò vuol dire che se nelle prime undici o dodici corde viene fissata tutta la scala, nel terzo gruppo verranno scelte solo le note principali del Rāga. Prendendo Rāga Yaman come esempio, potremmo immaginare che nel terzo gruppo di corde simpatetiche potranno trovare sicuramente posto il Ga e il Ni, assieme al Sa e al Pa.

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