Sruti. I microtoni nella musica indiana
Qualsiasi suono percepibile o qualsiasi oggetto sonoro può essere definito Ṥrutī.
Nell'ambito della musica classica indiana il termine Ṥrutī definisce un' unità di misura per la frequenza di una nota. Questa concezione non deriva da nessun rilevamento scientifico ma dalla percezione dei saggi vissuti in passato.In particolare, l'esperimento di Bharat descritto nel Natya Sastra dimostra la presenza di 22 microtoni che suddividono un ottava.
Anche se la percezione uditiva è una capacità che varia da individuo ad individuo, all'interno di un'ottava vi sono infinite frequenze, ma ne vengono identificate solo ventidue.
Uno spiegazione viene data nel Saṁgītaratnākara attraverso quelle teorie della filosofia indiana sul corpo sottile che individuano due canali energetici, Iḍā e Piṅgalā, che salgono attorcigliandosi attorno alla spina dorsale, e attraverso i quali vengono a crearsi ventidue canali secondari che ci permettono di percepire questi microtoni. Da un punto di vista occidentale, questa non può che apparire come una speculazione filosofica, ma questo e' il sistema su cui ancora oggi si basa la musica dei Raga. Sono argomenti, utili alla discussione musicologica.
Gli Ṥrutī nei Śāstra vengono classificati in cinque diverse classi o Jāti.
Si possono misurare il numero di vibrazioni di ogni microtono, ma, essendo la tonica di riferimento mobile, questi non sono valori assoluti, ma relativi. Quindi se si dovesse prendere in considerazione la somma delle frequenze di un intera ottava e dividerla per ventidue si otterrebbe il valore di uno Ṥrutī relativo. A prescindere questa e' un operazione inutile perche' secondo una parte della musicologia indiana lo sruti in quanto unita' non esiste. Esistono infatti teorie che ammettono una diseguaglianza tra i vari microtoni.
Di seguito la descrizione dettagliata degli Ṥrutī:
N° Nome Jāti Svara nel SaṁgītaPārijāta Svara nel Saṁgītaratnākara Nomenclatura odierna Frequenza
4 Chandovatī Madhyā S S S 240
5 Dayāvatī Karuṇā Pūrva R - Ati Komala R 250
6 Rañjanī Madhyā Komala R - Komala R 256
7 Raktikā Mṛdu R o anche Pūrva G R R 266⅔
8 Raudrī Dīptā Tīvratara R o Komala G - Tīvra R 270
9 Krodhā Āyatā G G Komala G 284 4/9
10 Vajrikā Dīptā Tīvra G dhāraṇa G TīvraKomala G 288
11 Prasāriṇī Āyatā Tīvratara G Antara G G 300
12 Prīti Mṛdu Tīvratama G Cyuta M Tīvra G 316 4/81
13 Mārjanī Madhyā M o Ati Tīvratama G M M 320
14 Kṣiti Mṛdu Tīvra M - - 333⅓
15 Raktā Madhyā Tīvratara M - Tīvra M 337 ½
16 Sandīpinī Āyatā Tīvratama M Madhyama Grāmokta o Kauśika P Tīvratara M 345 3/5
17 Ālāpinī Karuṇā P P P 360
18 Madantī Karuṇā Pūrva D - Ati Komala D 375
19 Rohinī Āyatā Komala D - Komala D 384
20 Ramyā Madhyā D o Pūrva N D D 400
21 Ugrā Dīptā Tīvra D o Komala N - Tīvra D 405
22 Kṣobhinī Madhyā N o Tīvratara D N Komala N 426⅔
1 Tivrā Dīptā Tīvra N Kauśikī N Tīvra Komala N 432
2 Kumudvatī Āyatā Tīvratara N Kākalī N N 450
3 Mandā Mṛdu Tīvratama N Cyuta S Tīvra N 474 2/27
4 Chandovatī Madhyā Ś Ś Ś 480
Di seguito le corrispondenze con il sistema musicale euro-colto:
N° Nome Frequenza Simbologia occidentale
4 Chandovatī 264,0000 Do
5 Dayāvatī 275,0000 Do diesis
6 Rañjanī 286,0000 Re bemolle
7 Raktikā 297,0000 Re
8 Raudrī 309,3750 Re diesis
9 Krodhā 319,6875 Mi bemolle
10 Vajrikā 330,0000 Mi
11 Prasāriṇī 341,0000 Mi diesis
12 Prīti 346,5000 Fa bemolle
13 Mārjanī 352,0000 Fa
14 Kṣiti 371,2500 Fa diesis
15 Raktā 384,0000 Sol Bemolle
16 Sandīpinī 396,0000 Sol
17 Ālāpinī 412,5000 Sol Diesis
18 Madantī 426,2500 La bemolle
19 Rohinī 440,0000 La
20 Ramyā 454,6600 La diesis
21 Ugrā 462,0000 La doppio diesis
22 Kṣobhinī 469,3320 Si bemolle
1 Tivrā 495,0000 Si
2 Kumudvatī 506,0000 Si diesis
3 Mandā 517,0000 Do bemolle
4 Chandovatī 528,0000 Do
La tabella in questione si riferisce alle pubblicazioni sul 'The Statesman' del 21 agosto e del 5 settembre del 1961.
Secondo Arthur Moore il 'La diesis' posizionato sul Ramyā Ṥrutī ha una frequenza pari a 449,776 mentre il 'La doppio diesis' posizionato sull'Ugrā Ṥrutī ha una frequenza di 459,554.
Così facendo però si crea un'importante dissonanza in relazione con il La naturale, al fine di evitare tutto ciò, per questi due casi particolari sono stati presi in considerazione le analisi di K.K. Varmā.
C'è da sottolineare anche che vi è anche discrepanza con i testi classici sul fatto che il Sol, che ha una relazione di 3/2 rispetto a Do è stato collocato sul Sandīpinī Ṥrutī invece che sull'Ālāpinī Ṥrutī, cosa che non si verifica negli studi di E. Clements che colloca il Sol nel giusto microtono.
Il Sol negli studi di Moore e Varmā occupa erroneamente il dodicesimo microtono, quando invece dovrebbe essere collocato sul tredicesimo. L'errore sta nel fatto che nel contare, il microtono in cui risiede la tonica, non bisognerebbe prenderlo in considerazione.
La seguente descrizione si riferisce alla Ṣaḍja Grāma del Saṁgītaratnākara, mentre né la Gāndhāra Grāma né la Madhyama Grama vengono qui prese in considerazione perché non necessario. É esplicita la volontà di voler analizzare il posizionamento delle note sui microtoni, riferendosi ai Śāstra, considerando come primo il Tivrā Ṥrutī:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 1 2 3 4
| | | S | | R | G | | | M | | | P | | D | N | | | S
Come si può notare:
-S, M e P possiedono quattro Ṥrutī,
-R e D ne possiedono tre, mentre
-N e G ne possiedono due
Bharata Muni, Śārṅagadeva ed altri autori classici hanno rimarcato il fatto che la nota debba occupare l'ultimo dei microtoni che la compongono. I primi teorici occidentali tra cui Sir William Jones e N. August Williard, sono caduti invece nell'errore di voler intendere i quattro microtoni di S compresi tra il S ed il R, interpretando erroneamente anche il resto delle note e dei loro Ṥrutī. Quest'errore deriva anche dall'influenza che si ha dagli studi occidentali sui microtoni dove la note viene posizionata sul primo microtono:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 1 2 3 4
S | | | R | | G | M | | | P | | | D | | N | S | | |
Così nella scala diatonica maggiore della teoria occidentale l'intervallo tra il Mi ed il Fa e quello tra il Si ed il Do sono i più piccoli, intermedi quello tra Re e Mi e quello tra La e Si, e maggiore quello tra il Do ed il Re e quello tra il Sol ed il La.
L'errore commesso deriva probabilmente dal porre i due microtoni della terza minore tra il G ed il Ma.
Inoltre si volle forzare la similitudine tra gli studi occidentali e quelli della cultura musicale indostana, il che influenzò erroneamente studiosi dell'una e dell'altra parte, non di certo chi grazie alla conoscenza del sanscrito ha voluto comunque sempre riferirsi agli archetipi. Rimangono comunque imperdonabili quegli studiosi di origine indiana che hanno dato retta ai colleghi occidentali abbandonando i testi originali.
Lo stesso Paṇditjī Viṣṇunārāyaṇa Bhātakhaṇḍe, profondo conoscitore e compositore sanscrito, commise (piu' o meno consciamente) quest'imperdonabile errore, come confondere la scala naturale indicata nei Śāstra con quella odierna, o non prendere più in considerazione le descrizione dei Rāga classici perché obsoleti. Solo grazie ad una conoscenza esatta della teoria degli Ṥrutī si può attuare una comparazione onesta tra vecchio e nuovo.
Di seguito la relazione tra le note prendendo come riferimento il Sa come Do centrale:
S 240 R:S 9/8 G:S 5/4 M:S 4/3 P:S 3/2 D:S 5/3 N:S 15/8 S:S 2
R 270 G:R 10/9 M:R 32/27 P:R 4/3 D:R 40/27 N:R 5/3 S:R 16/9
G 300 M:G 16/15 P:G 6/5 D:G 4/3 N:G 3/2 S:G 8/5
M 320 P:M 9/8 D:M 5/4 N:M 45/32 S:M 3/2
P 360 D:P 10/9 N:P 5/4 S:P 4/3
D 400 N:D 9/8 S:D 6/5
N 450 S:N 16/15
S 480
Nel sistema indostano tutte le note sono relative alla tonica che è mobile, quindi nessuna nota ha un numero fisso di vibrazioni.