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Strumenti Musicali dell'India

Surbahar

Tra tutti gli strumenti musicali dell'India il Surbahar è forse uno dei più impressionanti per quanto riguarda sia le dimensioni che il timbro. Il Surabahār, scritto spesso Surbahar, venne creato, secondo la tradizione, da Gholām Mohammad Khān discepolo di Piyār Khān e Omrāo Khān. Molto più grosso del Sitār viene utilizzato, a secondo delle capacità del musicista, sia nel Dhrupad che nel Khayal. La differenza di dimensione permette al Surabahār di avere un registro più grave, di solito una quarta o una quinta sotto rispetto al Sitār, e tirando la prima corda, lo strumento permette di eseguire un salto di settima su ogni tasto . La tecnica della mano destra nel Surabahār può essere come quella della Vīṇā, dove vengono utilizzati l'indice, il medio ed il mignolo, ma la maggioranza degli artisti utilizzano la tecnica del Sitār, che pur esistendo già in quegli anni, dovrà molto alle sperimentazioni che vennero fatte sul Surabahār.

 

L'intenzione dietro l'invenzione di questo strumento fu quella di integrare l'intero ālāpachari* in unico strumento, non tradizionale e meno complicato della Vīṇā. Anche se inizialmente il Surabahār venne pensato per gli studenti al di fuori del nucleo famigliare, detto Gharana**, a poco a poco, come la tonalità e la capacità dello strumento vennero messi a punto, molti musicisti decisero di cimentarsi su questo strumento. Grazie alle corde più spesse e un corpo con uno spessore enorme, il Surabahār presenta un timbro molto profondo, una modulabilità dei registri bassi eccellente ed essendo adatto a tutte le tecniche dell’ālāpachari, per un breve periodo, divenne pratica comune per i musicisti suonare l’Ālāpa sul Surabahār per poi presentare la composizione, accompagnata dalle percussioni, sul Sitar. Lentamente la popolarità del Surbahar diminuì e il Sitar acquisì un posto dominante tra gli strumenti a corda.

 

Il legno utilizzato è spesso il palissandro, tuttavia viene anche usato occasionalmente teak o deodar***. La cassa di risonanza di zucca viene chiusa da un piano armonico in legno sul quale sono fissati i due ponti, uno per le corde principali e l'altra per corde di risonanza. Per il manico, abbastanza ampia, a seconda della Gharānā vengono fissati con del filo diciassette o diciannove tasti di ottone. La porzione superiore del manico, culminando in una paletta modellata a forma di testa di drago, di coccodrillo o di cigno, ospita le chiavette delle corde principali. Al giorno d'oggi, essendo lo strumento poco richiesto, può essere solo ordinato dalle botteghe di liutai di Calcutta, New Delhi, Miraj, Varanasi etc.

 

Oltre a Gholām Mohammad Khān e Sajjād Mohammad Khān, alcuni dei grandi suonatori di Surbahar furono:

  • Imdad Khān

  • Inayat (Enayat) Khān

  • Bimala Kanto Raychaudhuri

  • Jiten Sen

  • Mushtaq Ali Khān

  • Annapurna Devi

  • Santosh Banerji

  • Imrat Hussain Khān

​ Ad oggi molti musicisti, tra cui alcuni occidentali, studiano con passione questo strumento.

Per quanto riguarda i musicisti indiani, Pushparaj Koshti, discepolo di Zia Moiuddin Dagar, suonatore di Rudra Vina, è forse l'unico artista che ha ottenuto un largo riconoscimento nello stile Dhrupad proprio grazie al Surabahār.

Per quanto riguarda invece il Khayal, Imrat Hussain Khān (1935-2018) è sicuramente il punto di riferimento per tutti i musicisti che studiano ad oggi questo strumento.

 

 

*Sviluppo graduale di un Raga che attraverso modulazioni lente di suono, senza ritmo e/o composizione fissa, ma seguendo una struttura di riferimento, mostra l’intera estensione sonora dello strumento.

 

 

**Nel sistema musicale indiano esistono diversi lignaggi, o Gharānā, i quali si distinguono tra loro per lo stile utilizzato nell'esporre il Rāga o nell'uso che si fa degli Alaṁkāra. Tradizionalmente certe tecniche e certi strumenti musicali venivano insegnati solamente a consanguinei e sovente solo ai maschi della famiglia.

 

 

***Cedrus deodara 

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