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Strumenti Musicali dell'India

Tanpura

Il Tampurā o tānapūrā è uno strumento fondamentale della musica classica indiana, presente sia nel sistema settentrionale che in quello meridionale. La funzione di questo cordofono è quella di fornire un suono in sottofondo, un oceano di armonici senza ritmo o melodia che porterà l’orecchio dell’ascoltatore, e dell’esecutore, ad interiorizzare un continuum sonoro che funge da bordone per l’improvvisazione. Solitamente si fa derivare il nome di questo strumento dal persiano tanbūr, ma il Tampurā viene associato tradizionalmente ad un musico celeste, o gandharva, detto Rishi Tumburu citato nel Bhāgavata Purāṇa, nel Rāmāyana e nel Mahābhārata. È quindi probabile che il termine derivi dalle radici sanscrite tāna che significa ‘tono’ e pūra che significa ‘saziante, appagante, gradevole’. Lo stesso strumento, con nome e struttura pressoché identici, è presente in tutto il mondo persiano ed in parte arabo, anche se, a differenza del Tampurā indiano, questo viene utilizzato anche come accompagnamento ritmico percuotendone il piano armonico. Facciamo quindi notare l’assonanza con il termine italiano tamburo.

 In India esistono altri cordofoni che hanno la funzione di fare da bordone, come ad esempio l’ektārā, il dotārā, il chautārā e il gopīyantra, ma un fatto interessante è che questi strumenti vengono utilizzati anche come accompagnamento ritmico. Ricordiamo che Swami Haridas, l'insegnante del leggendario musicista del sedicesimo secolo Tansen (uno dei nove gioielli della corte di Akbar) viene rappresentato mentre suona un ektārā.

Il Tampurā moderno è stato standardizzato probabilmente a Miraj, una piccola cittadina del Maharastra che ancora ad oggi rimane un centro di alta liuteria. Troviamo comunque delle ottime produzioni di Tampurā anche a New Delhi, Jaipur, Benares e Calcutta. L’intero corpo dello strumento è cavo, permettendo così al suono di fluire liberamente su tutta la struttura, la cassa di risonanza è composto da una zucca e da un piano armonico in legno che vanno a congiungersi con il manico. Tra i legni utilizzati troviamo il cedro spagnolo, il faggio, il palissandro e il tek.  I Tampurā vengono realizzati in due dimesioni, una più grande adatta a al canto maschile e una di dimensioni appena ridotte per la tonalità femminile. Orientativamente la lunghezza del Tampurā maschile arriva quasi ad un metro e mezzo, la larghezza della tavola armonica è di circa quarantacinque centimetri e la circonferenza della zucca può superare il metro e trentacinque centimetri. Le misure della Tampurā femminile sono ridotte grosso modo del dieci o quindici percento. Decorati con intarsi delicati e motivi floreali, i corpi vengono completati con delle chiavi in palissandro e due ponti in corno o osso sui quali poggiano quattro corde di metallo, tre in acciaio armonico ed una, la più bassa, in ottone che vengono pizzicate le dita in modo costante tanto da non far avvertire la separazione dei suoni tra una corda e l’altra.

Il Tanjore Tampurā dell'India meridionale, presenta forme e stili decorativi appena diversi da quelli di Miraj, ma per il resto ha più o meno le stesse dimensioni. Per la cassa di risonanza non viene utilizzata la zucca, questa infatti viene scavata da un unico blocco di legno, solitamente il Jackwood[1]. Tra i centri di liuteria del sud dell'India dove vengono fabbricate Tampurā carnatiche menzioniamo Tiruvananthapuram, Mysore e Vijayanagaram.

Il suono particolare di questo strumento è dato principalmente dall’incurvatura del ponte principale e dalla presenza di fili di cotone o seta che vengono inseriti tra le corde e la superfice del ponte. Questo settaggio dà origine a una serie molto ricca di armoniche, che di solito non sono presenti in nessun’altro strumento a corda.

Negli ultimi decenni sono stati prodotti Tampurā compatti, sia con la forma simile a quella originale, sia in forma parallelepipeda. In seguito sono state introdotte le versioni elettroniche e ad oggi un po' tutti hanno l’applicazione sullo smartphone che riproduce il suono del Tampurā. Giustamente i puristi rifiutano queste ultime tre opzioni, ma in un mondo in costante cambiamento ciò diventa una lotta contro i mulini a vento.

Ovviamente non esiste una lista di suonatori famosi di Tampurā, questo strumento viene solitamente suonato dai discepoli che accompagnano il maestro sul palco. Ciononostante, concludiamo sottolineando il fatto che sia l’accordatura che il pizzicare le corde non è così facile come sembra, soprattutto se si pensa che da una parte la posizione del filo determina la gamma di armonici che verranno espressi dallo strumento, e dall’altra mentre si pizzicano le corde in un continuum aritmico, spesso in contemporanea si canta e con la mano libera di tiene il tempo.

 

 

[1] Cryptocarya glaucescens.

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