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Vadya

Tradizionalmente vengono accettate quattro categorie di strumenti.

a. Tanta o cordofoni-strumenti che producono il suono attraverso la stimolazione di corde di budello o metallo, come ad esempio Vīṇā, Sītār, Pianoforte, etc,

 

b. Śuṣira o aerofoni- strumenti che producono il suono attraverso l'aria, come ad esempio flauti, conchiglie, Harmonium etc.

 

c. Ānaddha o membranofoni-  le percussioni che presentano una membrana, come Tablā, Dhāka etc

 

d. Ghana o idiofoni- come ad esempio Gong, Ghantā, Jalataraṅga, Kharatāla, Cimbali etc.

 

 

La seguente lista propone strumenti appartenenti esclusivamente alla tradizione della musica classica indiana e altri che pur se provenendo dalla cultura musicale occidentale sono da tempo utilizzati anche in India.

 

1. Ānanda Laharī: strumento folk. Un Dhola di piccole dimensioni o una zucca oblunga che ha un lato chiuso da una pelle e l'altro aperto; il capo di una corda in budello è fissato tramite un piolo di legno e va ad inserirsi al centro della pelle e fissato con un altro pezzetto di legno.  Lo strumento viene trattenuto sotto il braccio sinistro e con la mano sinistra si tiene la parte in legno che fa tendere la corda di budello. La corda viene stimolata con un plettro, spesso in cocco o in legno, trattenuto dall'indice e dal pollice della mano destra, facendo cambiare la frequenza della corda, modificandone la tensione con la mano sinistra. É uno strumento prettamente ritmico con delle variazioni toniche. I Bāula, alcuni monaci viandanti e rinuncianti utilizzano questo strumento come accompagnamento per le loro canzoni.

 

2. Cornamusa (Śuṣira o aerofono): anche se iconograficamente viene inserito nell'Inghilterra medievale, questo strumento è molto più antico di quello che si possa pensare. Tre canne accordate rispettivamente sulla tonica, sull'ottava superiore e sulla terza maggiore, fanno da bordone alla melodia prodotta su un altra canna che presenta una serie di fori, come nel flauto, detta cannello. Questo strumento venne introdotto in India durante il colonialismo inglese, pur avendo un suono aspro, all'interno di un contesto orchestrale fa valere la propria individualità e rimane particolarmente adatto alle esigenze della musica indiana.

 

3.Bāṁŝī, Bāṁśī o anche Bāṁsurī (Śuṣira o aerofono): il flauto più comune in tutta l'India, solitamente ottenuta dalla sezione di una canna di bambù, anche se ad oggi si possono trovare anche in legno, in ottone e in terracotta. Esistono tre varietà di Bāṁsurī:

 

(i).Bāṁsurī classico-nella sua forma più diffusa, con il foro do si soffia molto simile allo zufolo, e questa varietà rimane una delle più semplice dal punto di vista tecnico per l'emissione del suono.

(ii).Āḍ Bāṁsurī o anche Muralī- viene suonato come si suonerebbe una bottiglia.

(iii).Veṇu-molto simile alla varietà classica, ma viene tenuto diagonalmente, e la tecnica del soffiare per l'emissione del suono risulta abbastanza difficile. Ad oggi è conosciuto anche come Ṭipārā.

 

4. Bāṁyā (Ānaddha o membranofono)- una percussione di terra cotta o rame che viene con la mano sinistra suonata assieme al Tablā. Bāṁyā e Tablā formano un coppia inseparabile e risulta ad oggi la percussione più utilizzata per quasi tutta la musica classica indiana, tranne per il Dhrupada e l'Ālāpa. La pelli presentano un composto di farina di riso e polvere di ferro detto Gāba o Sihay, decentrato rispetto alla circonferenza e vengono tirate attraverso dei lacci in pelle o in cotone necessari ad intonare lo strumento.

 

5. Banjo (Tanta o cordofono)- è un liuto simile alla chitarra, anche se la cassa armonica di forma circolare o a goccia, ha la parte posteriore in legno, un anello in metallo lateralmente che tiene la pelle che funge da piano armonico e sostiene il ponte. Pur essendo raro trovarlo ad oggi in India, riscosse molto successo a Calcutta attorno al 1940.

 

6. Fagotto (Śuṣira o aerofono)-appartenente alla classe degli oboe, ha un sono abbastanza grave.

 

7. Behalā o violino (Tanta o cordofono ad arco)-vi è una grossa disputa sull'origine del violino. Nella tradizione indiana ad esempio si riconosce come archetipo di questo strumento il Pinākī Vīṇā inventato da Rāvaṇa, re mitologico del Ceylon. Alcuni lo chiamano Bāhulin. Vi è comunque un largo consenso nel voler dare la paternità di questo strumento all'India, anche se l'oggetto come lo si conosce oggi, trovò la sua massima espressione e funzionalità tecnologica nell'Italia del settecento grazie ad alcune innovazioni importanti. Ad oggi nelle orchestre della musica eurocolta è uno degli strumenti principali al quale spesso vengono dedicata parte da solista. Se tradizionalmente le corde erano di budello o di seta, ad oggi come nella maggior parte degli strumenti, queste sono di metallo. La tecnica e la posizionamento dello strumento in India trova varie differenza rispetta all'occidente, dove anche le modalità di accordatura sono molto differenti tra loro.

 

8. Bherī (Śuṣira o aerofono)  è conosciuto anche come Mahā Nākāḍā, solitamente è fatto da un tubo telescopico in ottone, dove la tecnica d'emissione del suono assomiglia a quella del corno o della conchiglia. Veniva utilizzato come strumento militaresco, ma ad oggi trova funzione quasi esclusivamente nelle cerimonie.

 

9. Corno (Śuṣira o aerofono in ottone)-è uno strumento europeo simile alla tromba, ma senza pistoni, valvole o buchi, rimane più corto e solido. Grazie alla tecnica d'emissione sonora, simile a quella utilizzata per la conchiglia, si possono ottenere dalle cinque alle sei note, a seconda delle capacità dello strumentista. Quasi in tutto il mondo questo strumento trova utilizzo in ambiti militari.

 

10. Clarinetto (Śuṣira o aerofono) una varietà di aerofono europeo, ha il corpo solitamente in ebano con le meccaniche in metallo. Ha un bocchino ad ancia singola a differenza dell'oboe che presenta una doppia ancia. Di origine europea viene spesso utilizzato in India nelle performance orchestrali, ma utilizzato anche nella musica classica indiana come accompagnamento o da solista.

 

11. Corno (Śuṣira o aerofono) strumento a fiato in ottone di origine europea, con la tecnica d'emissione sonora simile a quella utilizzata per la conchiglia. Il corpo della canna, piegato a due o tre giri in forma circolare, ha un diametro che aumenta gradualmente da un capo all'altro. Per modificare la frequenza delle note vi sono tre pistoncini al centro del corpo. Anche questo strumento trova più che altro sfogo in ambito militare.

 

12. Damāmā (Ānaddha o membranofono). Assomiglia al Ṭikārā in terracotta ma con una circonferenza maggiore. In passato veniva utilizzata sui campi di battaglia, mentre ad oggi trova spazio quasi esclusivamente in realtà cerimoniali.

 

13. Ḍamarū o Ḍugḍugī (Ānaddha o membranofono)- strumento folk, conosciuto anche per essere lo strumento di Śiva, assomiglia ad una clessidra con le due facce coperte dalle pelli che con un moto rotatorio, vengono colpite da due pezzetti di legno legati da due corde al centro dello strumento. Si possono esprimere vari virtuosismi ritmici. Questo strumento è comunque legato alla tradizione degli incantatori di serpenti, dei maghi e dei monaci erranti.

 

14.Ḍafa o Ḍamfa (Ānaddha o membranofono)-è un tamburo a cornice molto simile alle versioni arabo-giudaiche. È legato alla tradizione nomade dell'India, ma viene ancora oggi inserito nelle realtà orchestrali. È probabilmente uno degli strumenti più antichi dell'uomo e viene menzionato nelle canzoni Dhrupada.

 

15.Ḍhāka o anche Ḍaṁkā (Ānaddha o membranofono)- è uno degli strumenti più antichi e ingombranti della tradizione indostana, solitamente si legno e chiuso dalla pelle su entrambe i lati, viene suonato su una sola faccia con delle bacchette, e viene spesso ornata con delle piume d'uccello. Viene accompagnato sempre da un altro strumento detto Kāṁsara. Risulta indispensabile in molte cerimonie e funzioni religiose.

 

16.Ḍhola(Ānaddha o membranofono)- simile al Ḍhāka, vi è una pelle su entrambi i lati, con la parte centrale di una delle due pelli coperta da un composto di farina di riso e polvere di ferro detto Gāba o Kharali, che caratterizza il timbro di tutte le percussioni che utilizzano questa tecnica di costruzioni. Viene suonato con una stecca tenuta con la mano destra e con il palmo libero della mano sinistra. Risulta indispensabile in molte cerimonie e funzioni religiose.

 

17.Ḍholaka(Ānaddha o membranofono)-risulta simile al Ḍhola anche se di dimensioni ridotte e con le corde per l'intonazione in cotone che assumono un movimento a zigzag su tutto il lato dello strumento, e che vengono tirate attraverso degli anelli di ferro. Anche qui una pelle presenta il Gāba. Lo strumento viene suonato senza bacchette, ma con i palmi delle mani. Risulta indispensabile per accompagnare realtà teatrali da piazza o in luoghi all'aperto.

 

18. Dilrubā (Tanta o cordofono ad arco) una varietà più grande e complessa dell Esrāja, ha un registro più grave e in generale viene utilizzato quasi esclusivamente per l'Ālāpa. Viene suonato ad arco e presenta un corpo in legno con il piano armonico, che regge il ponticello, in pelle.

 

19. Dotārā (Tanta o cordofono a pizzico), il nome ne indica la natura, vale a dirsi ' due corde', esistono più varietà di questo strumento:

a.         Ṭhanṭhanā: una manico in bambù che viene fissato su una zucca. Il piano armonico è fatto di pelle e sorregge un ponticello sul quale passano due corde intonate sulla stessa frequenza, che a seconda della varietà regionale possono essere o affiancate o sovrapposte. Sono presenti nell'area del Tanjore e di Madras.

b.         Svarāja o Sursaṁgraha: può essere paragonato in qualche modo al Sarod, ma non avendo la tastiera in metallo va meglio a classificarsi nel gruppo del Rabāb. Lo strumento è a corpo unico, in legno e monta, tranne in alcuni casi due corde. È uno strumento folk utilizzato nei villaggi del Bengala sia come accompagnamento per il canto sia come strumento solista.

 

20. Dundubhī(Ānaddha o membranofono)secondo alcuni corrisponde allo strumento menzionato nei testi classici come Nākāḍā.

 

21. Ektārā (Tanta o cordofono) una manico in bambù che viene fissato su una zucca con il piano armonico fatto di pelle a sorreggere un ponticello sul quale passa la corda stimolata da un plettro detto Mizrab. Anche qui il nome indica la natura dello strumento monocorde. Viene menzionato nei Śāstra come Ekatantrī Vīṇā e viene considerato come il padre di tutte le altre Vīṇā della tradizione indostana. Risulta come strumento ritmico più che melodico, utilizzato come accompagnamento per gli inni religiosi cantati dai Bāula, Bairāgī e monaci viandanti.

 

22. Esrāra o Esrāja (Tanta o cordofono ad arco)-questo strumento è il risultato della combinazione tra il manico di un Sitār e la cassa armonica del Sārindā. Per quest'ultima non viene utilizzata la zucca ma un pezzo di legno incavo dove viene fissata una pelle che funge da piano armonico e sul quale e appoggiato il ponte dove scorrono tutte le corde. Sulla mano sinistra, tranne che per quanto riguarda i Mīḍ, possono essere applicate tutte le tecniche del Sitār. Viene utilizzato principalmente come strumento d'accompagnamento ma viene usato anche in ambito solistico. Si accorda con la stessa logica del Sitār.

 

23. Zufolo (Śuṣira o aerofono) strumento a fiato in ottone o in legno di origine europea, ma simile ai flauti della tradizione indostana, che presenta due portavoce sul lato posteriore e viene tenuto in posizione verticale e la tecnica per l'emissione sonora risulta relativamente facile.

 

24. Flauto (Śuṣira o aerofono)strumento a fiato in ottone, argento, oro o legno. Esistono tre categorie di flauti:

a. una canna dritta aperta da entrambi i lati che viene suonata con la tecnica della bottiglia. La struttura riamane simile al Veṇu indostano.

b. simile allo zufolo

c. con tecnica d'emissione sonora simile alla tipologia 'a' risulta ad oggi la tipologia più utilizzata, anche questo come lo zufolo presenta delle meccaniche. Quelli di piccola dimensione e di registro molto acuto vengono detti 'Piccolo' e quelli fatti d'oro sono quelli con il timbro più dolce.

 

25.Ghaḍī (Ghana o metallofono) una piastra in metallo, spesso in bronzo simile ad un gong che veniva utilizzata per scandire il passaggio delle ore, tant'è che il termine Ghaḍī potrebbe essere inteso come orologio. Ad oggi viene utilizzato sia nelle funzioni religiose che nelle scuole e nelle università per segnalare l'inizio e la fine delle varie lezioni.

 

26. Ghaṇṭā (Ghana o metallofono) si può trovare di varie forme e si può trovare sia nei templi che nelle case per annunziare l'arrivo di un ospite che chiede udienza.

 

27. Gopīyantra(Tanta o cordofono) uno strumento folk, utilizzato per lo più da monaci viandanti, ha una sola corda che viene fissata su una chiavetta inserita tra due sezioni di bambù, le quali terminano su una cornice, alla fine della quale viene sistemata una pelle dove va a inserirsi l'altro capo della corda. Essendo un monocordo viene utilizzato sopratutto per una funzionalità ritmica e non melodica, anche se piegando le due sezioni di bambù si modifica la tensione della corda e così la frequenza del suono prodotto.

 

28. Chitarra e chitarra Hawaiana (Tanta o cordofono) una versione vuole questo strumento di tradizione mediorientale importato dai mori in Spagna e poi, attraverso alcune modifiche, arrivato ai giorni nostri nella forma che conosciamo. Da notare che la particella 'tar', ovvero corda, è presente anche in questo termine. Questo strumento viene pizzicato e attraverso la pressione delle dita sui tasti si cambiano le frequenze delle note. Un altra versione detta Hawaiana utilizza invece un corpo metallico applicando la tecnica dello slide e permetto molto più agevolmente l'esposizione di tecniche quali il Gamaka. La chitarra Hawaiana, sopratutto in questi ultimi decenni è molto utilizzata per l'accompagnamento ed in alcuni casi prende il ruolo di solista. Un caso interessante e quello della Vishwa Mohan Bhatt Vīṇā che prende il nome dal costruttore e musicista che ha ideato questa versione della chitarra Hawaiana apportando la struttura delle corde del Sitār su quest'ultima.

 

29. Arpa (Tanta o cordofono a pizzico) uno strumento che trova le origini nelle culture musicali dei popoli del mediterraneo antico come quella egiziana e greca. Tre parti in legno sistemate a triangolo fanno da struttura ad una serie di corde sistemate in parallelo. Lo strumento suonato da seduti si tiene tra le ginocchia e le corde di vario spessore vengono pizzicate con entrambe le mani. Una versione indiana si chiama Kātyāyana Vīṇā o anche Kānana.

 

30. Corno (Śuṣira o aerofono)strumento a fiato in ottone di origine europea, con tre pistoni per la modulazione della frequenza delle note emesse con la stessa tecnica di emissione sonora utilizzata per la conchiglia.

 

31. Jagajhampa (Vitata o percussione) una varietà di percussioni in terra cotta.

 

32. Jalataraṅga (Ghana o idiofono) una serie di vasi in ceramica, terra cotta di varie dimensioni che vengono riempiti d'acqua e suonati con delle bacchette. La quantità di acqua e la dimensione di ogni vaso cambia la frequenza del suono, con un timbro molto dolce e melodioso. Ad oggi risulta molto raro poter assistere ad una performance di questo strumento.

 

33. Jhāṁjiha o  Jhāṁjhara (Ghana o idiofono) esistono due tipologie una grande ed una piccola. Nel primo caso si tratta di un piatto appeso con un laccio centrale e percosso da un battente, nel secondo caso sono due piattini, uno per ogni mano, che vengono suonati percuotendoli tra loro.

 

34. Kāḍā (Ānaddha o membranofono) è una percussione il cui corpo è fatto di terra cotta o legno e che ricorda il timpano della tradizione eurocolta. La pelle è tirate attraverso dei lacci in cuoio e viene percosso con un battente. Questo strumento viene utilizzato in ambiti militari.

 

35. Kāṁsara o anche Kāṁsī (Ghana o idiofono) è una tipologia di gong, simile per forma ad un tamburo a cornice, ma interamente fatto di bronzo; assieme alla conchiglia e alle campane risulta indispensabile per le funzioni religiose. Percosso con una stecca, può offrire una serie di varietà ritmiche.

 

36.Kānana (Tanta o cordofono a pizzico e a percussione) non si conosce bene le origini di questo strumento, per alcuni mediterraneo, per altri indiano. Per i sostenitori di quest'ultima opzione, il Kānana sarebbe la Kātyāyanī Vīṇā 'dalle cento corde' menzionata nei testi classici. Questo strumento, che può essere classificato come cetra, presenta una cassa armonica sopra la quale vengono montate circa quaranta corde, fissate da una parte sul corpo dello strumento e dall'altra su dei pioli simili a quelli del pianoforte, passando sopra dei ponticelli. Le corde possono essere sia percosse con una bacchetta che pizzicate con le dita. Viene detta anche Svaramaṇdala.

 

37. Karatāla (Ghana) una varietà ridotta del Jhāṁjiha, fatta di bronzo o di ottone, viene utilizzata spesso per accompagnare il Khola nel Kīrtana.

 

38.Khañjanī o  Khañjarī, o anche Mandirā (Ānaddha o membranofono) assomiglia al Ḍafa ma con una cornice molto più alta. Viene tenuto con la mano sinistra e percosso con il palmo della mano destro, viene utilizzato da artisti itineranti per far danzare gli orsi o le scimmie.

 

39. Kharatāla (Ghana o idiofono) due bacchette di ferro che vengono fatte battere fra loro, che vengono spesso utilizzata per accompagnare i Bhajana  con parti da strumento solista. Alcuni virtuosi ne tengono un paio in ogni mano.

 

40. Mādala o Muraja (Ānaddha o membranofono) nome comune per Mardala. Il corpo è fatto di legno e con due pelli di uguale diametro, tese da cinghie di cuoio. Questo strumento è molto in voga tra i Sāṁotāla e nei villaggi bengalesi viene utilizzato per occasioni di buon auspicio. Sul lato sinistro viene applicato a volte il Gāba. Nei Śāstra viene detto Mardala o Mṛdaṅga.

 

41. Mandolino (Tanta o cordofono a pizzico) strumento di origine europea che rientra nel gruppo delle chitarre. Ha solitamente quattro paia di corde, dove ogni coppia viene accordata sullo stesso tono, il manico è tastato e viene suonato con un plettro. Solitamente la parte posteriore della cassa di risonanza a forma ovala è fatta da una serie di listelli di legno. Somiglia molto al liuto o all'Oud e molto probabilmente ha origini mediorientali.

 

42.Mañjīrā (Ghana o idiofono) è una coppia di campane che vengono suonate simultaneamente con la funzionalità di tenere il ritmo. Spesso accompagnano il Ḍhola nelle funzioni per il buon auspicio.

 

43. Mṛdaṅga o Khola (Ānaddha o membranofono) è uno degli strumenti più antichi della tradizione indostana, dove il nome suggerisce la natura del materiale, dove 'Mṛd' indica la terra e 'Aṅga' significa corpo. Le due estremità hanno diverso diametro tra loro, e la parte centrale del corpo rimane la più larga. Lo strumento è coperto da delle stringhe in pelle che vanno a tirare le due pelli. Conosciuto anche come Khola viene spesso utilizzato per accompagnare alcuni tipi di danza. Anche se il nome da un obbligo sul materiale utilizzate per la costruzione, spesso anche quelli fatti in legno vengono definiti Mṛdaṅga.

 

44.Nākāḍā o Nagāḍā (Ānaddha o membranofono) è una percussione in terracotta si forma emisferica, ornata da piume e percosso con una o due bacchette. Pur avendo un passato 'militaresco' viene ad oggi utilizzato in occasioni cerimoniali. La versione più grande è conosciuta come Mahā Nākāḍā che si differenzia dal primo per la forma che assume un taglio più conico che emisferico. Viene spesso accompagnato dal Ṭikārā.

 

45. Oboe (Śuṣira o aerofono) strumento a fiato a doppia ancia,  di origine europea, fatto in ebano e con le meccaniche in metallo. Occupa un posto importante all'interno delle orchestre.

 

46. Organo (Śuṣira o aerofono) è uno strumento che viene utilizzato sia nelle chiese per motivi liturgici che in generi più moderni come il Jazz. Esistono sia quelli ad ancia come l'Harmonium o la dulcettina o quelli a canna, la cui lunghezza e grossezza determina la frequenza della nota. La tastiera è la stessa del pianoforte, anche se in alcuni modelli è presente la pedaliera e una serie di chiavi per l'apertura o la chiusura degli armonici.

 

47. Pakhāvaj (Ānaddha o membranofono) con un corpo di legno con una pelle su entrambe le estremità, che presentano un diametro tra loro differente. Solo sul lato destro viene applicato il Gāba, e un impasto di acqua e farina viene applicato prima di suonare. L'accordatura delle pelli è agevolata da dei cilindri di legno che vengono applicati sotto le cinghie in cuoi che tirano le pelli. Il nome deriva dal persiano è significa 'dal quale viene fuori un suono grave'. Accompagna il Dhrupada, il Tāraparaṇa e la danza.

 

48.Pianoforte (Tanta o cordofono a percussione) è uno degli strumenti principale nella tradizione eurocolta, poco pratico per la musica classica indiana.

 

49. Piccolo (Śuṣira o aerofono) è una versione ridotta del flauto dolce, capace di coprire registri acutissimi viene spesso utilizzato per composizioni orchestrali.

 

50. Rabāb (Tanta o cordofono a pizzico) strumento di origine araba fu probabilmente inventato da Abdu 'l-lāl del villaggio di Basud in Arabia Saudita più di mille anni fa. La cassa di risonanza è ottenuta da un unico pezzo di legno incavo coperto da una pelle sulla quale poggia il ponticello sul quale corrono le sei corde di budello. Il materiale utilizzato per le corde non permette un'espansione del suono, così che spesso gli Ālāpa di questo strumento risultano differenti dagli altri. Una tecnica utilizzata per il Tāraparaṇa consiste nel percuotere la pelle con la mano destra o il manico con la sinistra e viene detta Capaka, la quale poi è stata introdotta anche nel Sarod. Pochi ad oggi suonano questo strumento.

 

51. Rāmaśiṁgā (Śuṣira o aerofono) è uno strumento molto antico, spesso in bronzo o rame, con una forma di esse allungata. In passato veniva utilizzato in ambiti militari, ad oggi viene invece utilizzato a scopi religiosi o cerimoniali. Sia per la forma che per il timbro si distingue di molto dagli altri aerofoni indiani. La tecnica dell'emissione sonora è la stessa utilizzata per la conchiglia.

 

52.Śahnāī (Śuṣira o aerofono) simile alla ciaramella, viene ottenuto da un unico pezzo di legno lavorato al tornio, con in alto una cannetta sulla quale viene sistemata una doppia ancia e dall'altra parte un'apertura a campana. Solitamente viene accompagnato da un piccolo Ṭikārā e da un altro Śahnāī che crea il bordone tenendo la tonica. Questo trio viene detto Rośan Caukī o Nahabat il quale se in passato trovava spazio solo nelle funzioni religiose o cerimoniali, ad oggi occupa dignitosamente un posto nell'ambito della musica classica indiana, grazie soprattutto al genio di Bismillah Khan di Varanasi. È da sottolineare che ancora oggi all'ingresso dei templi di città molto ortodosse ogni tre ore il Rośan Caukī compie la sua performance.

 

53. Śaṁkha (Śuṣira o aerofono) è una conchiglia che rimane una delle icone delle funzioni religiose e cerimoniali dell'induismo e che viene utilizzata anche per segnalazioni in codice. La parte che vede nascere l'aspirale viene tagliata per creare l'appoggio attraverso il quale verrà prodotto il suono attraverso un pernacchia a labbra serrate, con il pertugio ornato a volte con oro o argento come viene suggerito nei testi classici.

 

54. Sāraṅgī (Tanta o cordofono ad arco) è uno strumento molto antico, detastato, ottenuto da un unico pezzo di legno incavato e con il piano armonico realizzato in pelle che sostiene il ponticello. Tradizionalmente le quattro corde principali sono in budello e le undici di risonanza in bronzo. Pur se nasce come strumento folk, si trova ad oggi ad essere uno degli strumenti principali per la produzione concertistica sia come strumento d'accompagnamento che come strumento solista. Alcune versioni di questo strumento arrivano a montare un totale di  cinquantasei corde.

 

55.Sārindā (Tanta o cordofono ad arco) strumento con una cassa molto larga simile a quella dell' Esrāja ma risulta detastato. Le corde si possono trovare o in budello oppure in crine di cavallo. È uno strumento molto antico, del quale è difficile tracciarne l'origine.

 

56. Sarod (Tanta o cordofono a pizzico) molto simile al Rabāb ma con la presenza delle corde di risonanza dette Tarafha e con le corde ritmiche dette Cikārī, con un manico molto largo, detastato, in metallo. Molte delle modifiche apportate su questo strumento nel diciannovesimo secolo hanno permettono al Sarod di potersi esprimere sia sull'Ālāpa, sul Tāraparaṇa, che sui Gat o composizioni. Molte delle tecniche utilizzate provengono dal Rabāb.

 

57. Sassofono (Śuṣira o aerofono) strumento di origine europea, fatto in ottone riesce ad ottenere una timbrica più dolce rispetto agli altri ottoni della tradizione eurocolta. Come il clarinetto, è un mono ancia a differenza della maggior parte degli ottoni che presentano un bocchino ed una tecnica di emissione sonora totalmente diversa.

 

58. Śiṁgā (Śuṣira o aerofono) originariamente veniva ottenuto dal corno di bufalo, ma ad oggi perlopiù lo si trova in metallo, viene utilizzato sopratutto per messaggi in codice e viene suonato con la stessa tecnica della conchiglia.

 

59. Sitār (Tanta o cordofono a pizzico) il termine di origine persiana significa 'tre corde'.

Nei  Śāstra viene fatta menzione della Tritantrī Vīṇā o Kachapī Vīṇā. L'utilizzo di questo lituo era molto in voga a cavallo tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo, in seguito Amīr Khusro divulgò il nome Sitār. Durante i secoli e le generazioni, rimanendo uno strumento molto popolare ha subito varie modifiche e molti sviluppi tecnologici sono stati apportati dai vari costruttori seguendo le esigenze dei musicisti delle varie tendenze che si sono presentate negli anni. La prima modifica fu l'aggiunta di due corde da Masīd Khān il quale inventò anche lo stile Masīdkhānī oggi di riferimento per le composizioni con tempo sostenuto. A lui viene associato anche l'altro stile fondamentale nelle composizioni veloci detto  Rezākhānī. Un altro stile creato sempre dalla stessa  Gharānā è l'Imdādḵẖānī una forma moderna del Masīdkhānī. Nel 1930 vennero aggiunte le corde ritmiche dette Cikārī prendendo spunto dal Surabahār, strumento simile al Sitār, ma molto più grosso e di tonalità più grave. Con l'aggiunta nel 1945 di altre due corde basse, il Sitār supera alcuni limiti che trovava affrontando l'Ālāpa, trovandosi con le corde di risonanza dette Tarafha ad essere uno strumento completo. Il manico è detto Dandī o anche Patarī, il piano armonico è conosciuto come Tablī. Nel 1925 venne aggiunta una seconda zucca sul manico con la funzione di amplificare il suono per l'esecutore.

 

60. Surabahār (Tanta o cordofono a pizzico) secondo la tradizione questo strumento venne creato da Gholām Mohammad Khān discepolo di Piyār Khān e Omrāo Khān. Molto più grosso del Sitār viene utilizzato a secondo delle capacità del musicista sia nel Dhrupada che nel Khayal. Le differenze tra il  Sitār ed il Surabahār sono:

 

            a. le dimensioni

            b. la capacità da parte del Surabahār di eseguire un salto di settima tirando la corda su                        un tasto

            c. la tonalità

            d. la tecnica che nel Surabahār dovrebbe essere come quella della Vīṇā dove vengono                                    utilizzate l'indice, il medio e il mignolo della mano destra.

 

61. Suracain (Tanta o cordofono a pizzico) è molto simile al Surabahār, tranne per il fatto che la   cassa di risonanza è ottenuta da un unico pezzo incavato di legno e non da una zucca e  che il Suracain non ha Tarafha. Anche una versione tastata del Sarod prende il nome di  Suracain.

 

62. Suramañjarī o Suramaṇḍala o anche  Svaramaṇḍala (Tanta o cordofono a pizzico e a percussione) sinonimo di Kānana.

 

63. Surarabāb (Tanta o cordofono a pizzico) un Rabāb moderno con tastiera e corde in metallo. Simile al Suraśṛṁgāra ma con il piano armonico in pelle.

 

64. Surasaṁgraha o anche Svarāja (Tanta o cordofono a pizzico) un altro nome del Dotārā.

 

65. Suraśṛṁgāra (Tanta o cordofono a pizzico) è una rivisitazione del Rabāb creato da un artigiano di Benares sotto la supervisione di Zafar Khān. Per la cassa di risonanza viene utilizzata una zucca invece che il legno e il piano armonico è fatto di legno invece che di pelle, le corde e la tastiera fatte di metallo. Vengono aggiunti anche le corde ritmiche o Cikārī. Le varie modifiche sono state apportate con l'intento di prolungare la durate del suono e per rendere il timbro più melodioso. Ad oggi purtroppo in tutta l'India esistono pochissimi suonatori di questo strumento.

 

66. Tablā (Ānaddha o membranofono) è la percussione più diffusa in tutta l'India, usata per accompagnare, tranne che per il Dhrupada e l'Ālāpa, tutte le forme classiche della musica indiana. Si dice che il Pakhāvaj venne tagliato in due e si ottenne così l'archetipo di ciò che oggi viene chiamato Tablā che pur se indica una coppia di percussioni, questo è il nome specifico del pezzo più piccolo con il corpo in legno che viene solitamente suonato con la destra, l'altra percussione è detta Bāṁyā. Su entrambe le pelli, messe in tensione delle cinghie in cuoio e dei cilindri in legno, è applicato il Gāba.

 

67. Tamburā o Tampurā (Tanta o cordofono a pizzico) è lo strumento principale della musica classica indiana, che attraverso la continua stimolazione delle corde, intonate la prima sul quinto o sul quarto grado, a seconda delle necessità, la seconda e la terza sulla tonica e la quarta sulla tonica del registro grave, producono un bordone, un oceano di armonici all'interno del quale il cantante o il musicista s'intona e trova qualsiasi nota. Appartiene alla famiglia degli  Ektārā.

 

68. Taūs (Tanta o cordofono ad arco) un termine araba che significa 'pavone'. Si assomiglia all'Esrāja ma con la cassa di risonanza che prende la forma della testa del pavone, mentre le zampe e gli artigli fanno rimanere lo strumento in piedi da solo. É uno strumento apparso attorno alla metà del diciannovesimo secolo.

 

69. Ṭikārā (Ānaddha o membranofono) è uno strumento che si può trovare in rame, legno, ottone o terracotta che ha la stesso forma del Kāḍā e viene percosso con due bacchette e accompagna lo Śahnāī.

 

70. Trombone (Śuṣira o aerofono) strumento di origine europea, fatto in ottone, ha una parte con un movimento telescopico che permette la modulazione del suono, che viene prodotto con la stessa tecnica della conchiglia. È parte integrante della sezione dei fiati nelle orchestre.

 

71. Tromba (Śuṣira o aerofono) strumento di origine europea, fatto in ottone, simile al corno ma risulta molto più difficile l'emissione sonora. Ha un timbro molto dolce e melodioso. Presenta tre pistoni per la modulazione del suono che viene emesso con la stessa tecnica della conchiglia. È uno degli strumenti orchestrali più importanti. Spesso una sordina viene applicata sulla campana finale per smorzare il volume del suono.

 

72. Tuṁbḍī (Śuṣira o aerofono) strumento a fiato fatto da una parte in zucca e una parte da due canne di bambù, con un ancia semplice ciascuna. È uno strumento folk e viene spesso utilizzato dagli incantatori di serpenti. Le canne di bambù vengono utilizzate una per la produzione del bordone e l'altra per la melodia, mentre la zucca riempiendosi d'aria aiuta la tecnica della respirazione circolare, garantendo un minimo di suono durante l'inspirazione da parte del musicista.

 

73. Turī (Śuṣira o aerofono) strumento a fiato in ottone che somiglia alla tromba europea, ma senza pertugi o valvole per la modulazione del suono. Viene utilizzato in occasioni cerimoniali ed in passato sui campi di battaglia. Non viene utilizzata per le segnalazioni perché produce una sola nota.

 

74.Tysokodo (Tanta o cordofono) importato dal Giappone, ha dei tasti simili alla macchina da scrivere che una volta premuti bloccano la corda ad un certa altezza e ne modificano la frequenza. Per qualche tempo prese voga anche nell'ambito classico ma ad oggi viene utilizzato più in ambiti folk. I musicisti indiani lo chiamano Bulbul -Taraṅga.

 

75.  Veṇu (Śuṣira o aerofono) una varietà di flauto. Vedi Bāṁśī.

 

76.Vīṇā (Tanta o cordofono) è un modo di definire tutti i cordofoni in generale, ed ne esistono vari tipi sia con corde in budello che con corde in metallo:

1.                   Ālāpinī

2.                   Bharata

3.                   Brahma

4.                   Citrā

5.                   Dakshiṇī

6.                   Ekatantrī

7.                   Ghoṣavatī

8.                   Hantikā

9.                   Jayā

10.               Jyeṣṭhā

11.               Kachapī

12.               Kinnarī-(a)Bṛhatī, (b)Madhyamā, (c ) Lāghavī

13.               Kubjikā

14.               Kūrmikā

15.               Mahatī (presente nel nord India)

16.               Mattakokilā (Ekaviṁśatitantrī con ventidue corde)

17.               Nādesvara

18.               Nakula (Dvitantrī con due corde)

19.               Nakuloṣṭhi

20.               Nāradīya

21.               Nihśaṅka

22.               Parivādinī

23.               Piṇākī (Dhanuyantra o ad arco)

24.               Pona

25.               Prasāriṇī

26.               Rañjanī ( che hanno il piano armonico in legno che sorregge il ponte e il manico      tastato             come nel Sitār)

27.               Rāvaṇahantaka

28.               Rudra (Rabāb)

29.               Śāradīya (Sarod)

30.               Sāraṅga (Sāraṅgī)

31.               Śatatantrī (probabilmente Kānana)

32.              Ṣaṭkarṇa

33.               Śruti (Dvāviṁśatitantrī con ventidue corde)

34.               Sura (Suraśṛṁgāra)

35.               Svara

36.               Trisvarī

37.               Tritantrī

38.               Tumburū (Tamburā)

39.               Udumbarī

40.               Vallakī

41.               Vicitra

42.               Vipañcī (Navatantrī con nove corde)

 

La  Vīṇā che viene utilizzata ad oggi nel nord India è molto diversa dagli altri liuti, visto che ha due grandi zucche attaccate al manico, che sostiene sia i tasti che il ponticello, quindi non presenta assolutamente un piano armonico e le casse di risonanza sono due ma non inglobate al manico. Inoltre le corde invece, rispetto a terra, sono poste in ordine di spessore decrescente invece che crescente come avviene nel resto dei liuti.

I tasti sono non sono mobili fissati con la cera, così che sono presenti tutti i semitoni della scala. Un altra particolarità sta nel fatto che sono presenti tre ponti, uno dedicato alle corde principali, uno per le corde ritmiche e un altro per una corda libera che funge da bordone stimolata con il pollice quando necessario. Vengono utilizzati il dito indice e il dito medio provvisti di Mizrāb, a volte il dito anulare senza alcun plettro, e il mignolo per i Cikārī.

 

77. Xilofono (Ghana o idiofono) varie barrette di legno, metallo o di vetro, di varie dimensioni poste in parallelo una di fianco all'altro tagliate in maniera tale da produrre i vari semitoni vengono percosse con due o quattro battenti. É utilizzato nelle orchestre. Una sua varietà moderna, con una tecnologia che amplifica il suono e aggiunge un particolare timbro vibratorio è chiamato vibrafono.

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