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Strumenti Musicali dell'India

Vichitra Vina

La Vichitra Vīṇā, scritto spesso Vichitra Veena, ha visto il suo splendore verso l'inizio del ventesimo secolo ma molti indizi portano a pensare che si tratti di una versione sviluppata e modificata di uno strumento molto antico. Gli studiosi sono dell'opinione che la brāhmavīṇā, che a sua volta veniva anche chiamata ghoshika e ghoshvati ai tempi di Bharata Muni ed in seguito ekatantri vīṇā, sia il predecessore della Vichitra Vīṇā

Dal settimo secolo fino al tredicesimo secolo, per quasi sei o sette secoli, questa Vīṇā regnò sullo scenario musicale dell’India. Nelle sculture, nei murales e nei dipinti di questo periodo, le ekatantri vīṇā sono state raffigurate molto frequentemente, il che suggerisce il suo predominio rispetto ad altri strumenti a corda di quel periodo.

La Ektantri Vīṇā, come suggerisce il nome (ek vuol dire uno, tanta significa corda) aveva una sola corda e le note venivano prodotte con l'aiuto di una stecchetta di bambù chiamata kamrika, che veniva tenuta nella mano sinistra e fungeva da slide. Non c'erano tasti e al manico veniva attaccata una sola zucca sull'estremità superiore del bambù.

Si presume che dopo il tredicesimo secolo, con la crescente popolarità della cetra, (Tansen e i suoi discendenti diedero molta importanza alla Rudra Vīṇā), la popolarità della Ektantri Vīṇā diminuì gradualmente.

Nella seconda metà del diciannovesimo secolo emerse di nuovo uno strumento con tecniche di produzione sonora simili all’Ektantri Vīṇā, prima al sud nella musica Carnatica e poi nella musica settentrionale, assumendo nuovi nomi e nuove strutture. Nella musica Carnatica, questo strumento divenne noto come Goṭu Vādyama e nella musica indostana prese il nome di Batta Been, meglio conosciuta come Vichitra Vīṇā.

Secondo Gopal Krishan Sharma*, un famoso suonatore di Vichitra Vīṇā di Delhi, circa un secolo fa a Mathura viveva un musicista chiamato Radha Krishna Goswami che suonava su uno strumento abbastanza simile alla Vichitra Vīṇā. Questo strumento, che con ogni probabilità aveva la forma di un coccodrillo, aveva, invece di due zucche, quattro risonatori a forma di zampe di coccodrillo che fungevano da supporto per il manico grande e pesante.

Il merito di dare alla Vichitra Vīṇā il nome odierno e di svilupparne lo stile esecutivo, facendo rifiorire immediatamente l’interesse da parte di tutti nello strumento, va secondo la tradizione, ad Abdul Aziz Khān un suonatore di Sāraṅgī della corte di Patiala che decise di prendere in mano uno strumento che secondo alcuni fu creato dal maestro di liuteria Dariba Kalan di New Delhi, per altri dal famoso Rikhi Ram Sharma che al tempo aveva la bottega a Lahore.

Nell'aspetto generale e nella struttura, la Vichitra Vīṇā è simile alle altre Vīṇā e la principale differenza sta nella assenza di tasti e nella tecnica di produzione del suono. Lo strumento viene appoggiato sulle zucche per terra e la cordiera risulta così rivolta verso il cielo. Per produrre le note, le corde vengono pizzicate con la stessa tecnica della Rudra Vīṇā ma il suono viene modulato con la tecnica slide facendo scivolare sulle corde un ovoide di vetro, o di cristallo, tenuto con la mano sinistra.

Un diapason particolarmente esteso permette di esprimere con precisione le oscillazioni tra i microtoni, ma rende difficile raggiungere il livello di perfezione necessario a suonare intonati, sia nei passaggi veloci che nei modi pacati e lenti.

Il legno utilizzato è spesso o il sisham, o il palissandro o il teak. Ha un corpo enorme vuoto, lungo circa un metro e trenta centimetri e largo circa tredici centimetri e alto circa sette o otto centimetri. Ci sono due ponti uno per le corde principali e uno più piccolo per le corde simpatiche che vengono fissati sul piano armonico. Questa parte del corpo su cui sono fissati i ponti è più ampia e più profonda e funge da cassa armonica. Come per altri strumenti a corde indiani, le corde simpatetiche entrano attraverso dei fori sul piano armonico, per essere fissate sulle rispettive chiavette all’interno del corpo cavo.

Per la parte posteriore generalmente viene modellata una forma rimovibile di pavone, intagliata nel legno, mentre per la paletta viene scelto un cigno o più raramente un coccodrillo o un drago. Due zucche rimovibili della stessa dimensione, di circa un metro di diametro, vengono letteralmente avvitate al corpo dello strumento e vengono decorate con intarsi floreali in legno.

La Vichitra Vīṇā ha da nove a undici corde principali e da undici a quindici corde simpatiche confermando che il numero di corde, il loro sistema di accordatura e la tonica dello strumento variano da artista ad artista.

La Vichitra Vīṇā è uno strumento raro e non ci sono molti artisti che suonano questo strumento.

Abdul Aziz Khān non ha mai limitato la Vīṇā allo stile di canto dhrupad, ma anzi, riusciva ad esprimere anche tutte quelle sfumature tipiche degli stili vocali khayal e ṭhumrī.

Il Prof. Lal Mani Mishra (1924 - 1979), docente alla Faculty of Performing Arts della Benares Hindu University ha raggiunto la fama con la Vichitra Vīṇā negli anni sessanta e sebbene influenzato dalla tecnica sviluppata da Abdul Aziz Khān, modificò ulteriormente lo strumento e la disposizione delle corde. Preferiva infatti accordare lo strumento su un registro “femminile”, tenendo la tonica orientativamente sul sol diesis mentre precedentemente lo strumento veniva accordato in do diesis, un registro utilizzato nel canto maschile, espandendo inoltre la gamma totale dello strumento a cinque ottave. Molte delle sue tecniche erano uniche, ad esempio per esprime i kṛntana**, e l'uso di cikārī entrambi i lati durante Jhālā.

Gopal Krishan Sharma (1926-2004) di New Delhi è un esponente della Vichitra Vīṇā in stile dhrupad che ha imparato l'arte della musica da suo padre, Nand Kishore Sharma, un cantante e suonatore di Rudra Vīṇā e Surbahar, allievo di Vishnu Digambar Paluskar. Dopo la morte del padre proseguì gli studi con Khubchand Bramchari, esponente della Gwalior Gharānā.

Gianni Ricchizzi è ad oggi l’artista più esperto e rappresentativo per quanto riguarda la Vichitra Vīṇā nel dhrupad, si è laureato come Maestro di Sitār e Musica Indiana presso la Benares Hindu University, ha studiato con Gopal Krishan Sharma la Vichitra Vīṇā e con Ritwik Sanyal il canto dhrupad. Anche lui ha portato alcune modifiche alle due Vīṇā che possiede aumentando ad esempio lo spessore delle corde per raggiungere tonalità ancora più basse e aggiungendo dei tacchetti sotto le zucche per permettere maggior libertà di movimento al suono. Il Maestro Gianni Ricchizzi mantiene una delle due Vīṇā accordata sul registro maschile e l’altra sul registro femminile.

Tra gli altri artisti menzioniamo:

  • Fakir Habib Ali Khān

  • Ramesh Prem

  • Mustafa Raza

  • Gopal Shankar Mishra

  • Ragini Trivedi

  • Brahma Swarup Singh

  • Ajit Singh

  • Anurag Singh

  • Krishna Chandra Gupta

  • Padmaja Vishwarup

  • Ahmed Raza Khan

  • Faqeer Shah

  • Mohamed Sharief,

  • Abdur Rashid

  • Radhika Veena Sadhika

  • Noor Zehra

  • Sanjay Verma

  • Niranjan Haldar

  • Hannah Louise Winzentsen

  • Benoit Gerstmans

**Un Ṥabdālaṁkāra è una tecnica utilizzata sui cordofoni per produrre un determinato suono. É una varietà di legato dove si producono in sequenza, con un solo colpo del plettro o Mizrab, entrambe le note.

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